FLEXIMOFONO (1967)

Questo lavoro realizza un esito sonoro basato sul fenomeno della risonanza. Quest’opera (che è stata titolata anche Scultura sonante) è costituita da molle fissate ad una lamiera appesa al soffitto che ricopre la funzione sia di supporto, sia di elemento diffondente (cassa armonica). Le molle sono in acciaio armonico e disposte con regolarità.

Questo fa sì che il lavoro presenti un duplice esito sonoro e visivo. Infatti, Fogliati sostiene di aver scelto le molle perché aveva cominciato a tenere conto, nella scultura, «del fatto che doveva essere leggera fisicamente».

Quindi nel Fleximofono riusciva a soddisfare sia la parte sonora, sia la parte visuale. Infatti quando il Fleximofono è fermo si ha l’effetto visivo del sovrapporsi delle molle che lasciano trasparire la luce.

Nel catalogo della personale allestita alla galleria Martano di Torino nel febbraio del 1972 c’è scritto che «il fleximofono è un risuonatore complesso meccanico a molle in simpatia sonora. Quando il rumore circostante interessa il congegno esso emette suoni bianchi».

Ma questo tipo di emissione sonora può essere ottenuta con l’intervento stesso del fruitore che può percuotere una o più molle ed innescare la risposta di tutte le altre: Il suono di ogni singola molla viene moltiplicato per il numero complessivo delle molle stesse.

In più questi elementi sonori sono di dimensione proporzionale all’intensità del risultato sonoro che si vuole ottenere e con l’impiego di più Fleximofoni di dimensione diversa, e quindi differentemente intonati, si crea l’effetto di un concerto grazie alle loro ampie possibilità timbriche